Reagire al velleitarismo #186
L’assassinio di Charlie Kirk ha occupato le cronache degli ultimi giorni e rappresenta un salto notevole di polarizzazione e violenza nel dibattito politico, con conseguenze imprevedibili.
L’ingegneria del terrore
I regimi autoritari coltivano le minacce terroristiche per trasformare l’emergenza in uno strumento di potere. L’amministrazione Trump non farà eccezione.
L’establishment MAGA non ha esitato ad attribuire al Partito Democratico la responsabilità morale dell’assassinio, benché al momento non vi sia alcuna prova che l’omicida — cresciuto in una famiglia repubblicana — avesse simpatie di sinistra. Trump ha promesso di “risolvere una volta per tutte il problema della violenza democratica”, mentre Musk ha definito i democratici “il partito della morte”, incitando, neppure troppo velatamente, a regolamenti di conti dal sapore di guerra civile.
Fabio Sabatini nella sua newsletter.
Anni di piombo
Per un crudele scherzo del destino, l’ultima parola di Charlie Kirk prima di essere ucciso da un colpo di fucile è stata “violenza”.
L’attivista e influencer trumpiano stava parlando proprio di armi da fuoco e sparatorie di massa nel campus della Utah Valley University. Il 31enne aveva appena cominciato il suo tour autunnale “The American Comeback”, che consisteva in una serie di “dibattiti” all’interno delle università.
Da qualche giorno diversi osservatori e commentatori, soprattutto vicini al mondo MAGA, stanno facendo un pericoloso parallelismo con la violenza politica negli anni Settanta in Italia.
Ne parla Leonardo Bianchi nella sua newsletter COMPLOTTI!
I messaggi dopo l’assassinio di Kirk
Quando gli investigatori nell'uccisione di Charlie Kirk hanno trovato un fucile vicino al sito in cui è stato colpito, hanno detto di aver trovato anche involucri scarabocchiati con quelli che sembravano essere messaggi misteriosi.
I messaggi sono alcuni dei pochi indizi noti delle sue possibili motivazioni. Subito ci si è concentrati sulla galassia antifa, ma con il passare delle ore si è rivelato molto complesso ripercorrere dei riferimenti del mondo digitale che vanno dalla serie La Casa di Carta ai videogiochi, fino a molteplici meme e riferimenti internet.
Alcuni hanno perfino evidenziato che “una versione della canzone Bella Ciao farebbe parte di una playlist di Spotify per Groypers, i seguaci di Nick Fuentes, il nazionalista bianco che occupa uno spazio politico a destra e in opposizione a Kirk”.
Il NY Times ha mobilitato alcune delle sue firme più esperte di cultura digitale per provare a capirne di più.
La cupa fantasia della morte di Donald Trump
Un saggio eccellente che si snoda tra le voci che circolano sulle mani livide del presidente Trump, i suoi vuoti mentali e la sua morte imminente, e che cerca di districare le distorsioni politiche.
Kelsey McKinney su Defector.
“Siate meccanici, siate luddisti”: così si resiste al tecnocapitalismo
Vivere le tecnologie come se fossero qualcosa che cade dall’alto ci rende passivi e ci limita a considerare “cosa fanno” senza concentrarci sul “perché lo fanno”. È il tema centrale del libro The Mechanic and the Luddite – A Ruthless Criticism of Technology and Capitalism, scritto dal ricercatore americano Jathan Sadowski, i cui studi si concentrano sulle dinamiche di potere e profitto connesse all’innovazione tecnologica.
Giuditta Mosca su Guerre di Rete.