Reagire al velleitarismo #159
Accordo sulla proposta di regolamento su AI, la sfida anche linguistica della Cop28, il podcast di Trincia sul caso Claps e le altre notizie.
Accordo sul regolamento europeo per l’Intelligenza Artificiale
Dopo due anni di lavoro e un’ultima, faticosissima maratona di trattative durata 36 ore, è stato raggiunto l’accordo sulla proposta di regolamento europeo sull’intelligenza artificiale.
Un testo che, quando verrà approvato, sarà efficace in tutti i paesi dell’Unione senza dover essere ratificato e farà il paio con gli altri sforzi regolatori europei: il Gdpr, il Digital Service Act, e così via.
L’accordo ha dovuto conciliare l’esigenza da parte dei governi di non mettere troppi limiti allo sviluppo economico e industriale (nel numero scorso abbiamo parlato della posizione di Italia, Francia e Germania) e la maggior attenzione del Parlamento verso i diritti.
Come ha scritto il relatore del regolamento, il capodelegazione del Pd Brando Benifei, è stato ribaltato “l’approccio securitario che avrebbe voluto permettere ai governi e ai privati di usare queste tecnologie per il riconoscimento emotivo nei luoghi di lavoro, per l’identificazione su base etnica e delle opinioni politiche, per la predizione di chi commetterà un crimine.
Rischi distopici che abbiamo bloccato con divieti stringenti e l’uso del riconoscimento biometrico negli spazi pubblici limitato alla ricerca di terroristi e per pochi gravissimi crimini”.
Su questo punto erano già intervenute diverse organizzazioni di advocacy come Privacy Network e The Good Lobby Italia chiedendo un approccio molto stringente.
Il comunicato ufficiale dice, inoltre, che i cosiddetti modelli fondativi, ovvero i “motori” di addestramento dei sistemi di AI per uso generale (come ad esempio ChatGPT e Bard), che possono svolgere compiti vari, dovranno aderire ai requisiti di trasparenza inizialmente proposti dal Parlamento. Questi includono la stesura di documentazione tecnica, il rispetto della legge sul copyright dell'Ue e la diffusione di sintesi dettagliate sui dati utilizzati per l’addestramento, recita il comunicato.
Per i modelli ad alto impatto con rischio sistemico, i negoziatori del Parlamento sono riusciti a ottenere obblighi più stringenti.
Insomma, la materia è complessa e articolata, bisognerà aspettare ancora il testo definitivo, ma intanto possiamo dire che è stato fatto un grandissimo passo in avanti. Per quanto riguarda i tempi, sono previsti sei mesi dall’approvazione definitiva per l’entrata in vigore delle proibizioni, 12 mesi per i requisiti di trasparenza e governance, 24 mesi per tutto il resto.
Il mancato rispetto delle norme può portare a multe che vanno da 35 milioni di euro o il 7% del fatturato globale a 7,5 milioni o l'1,5% del fatturato, a seconda della violazione e delle dimensioni dell'azienda.
Naturalmente è stato scritto moltissimo, per cominciare a farsi un’idea: il comunicato stampa del Parlamento Ue, il comunicato della Commissione, Euractiv, Wired Italia, New York Times, Washington Post, Reuters.
C’è anche un video molto dettagliato di Matteo Flora che spiega i contenuti principali dell’accordo.
Cosa accadde quando gli Stati Uniti non riuscirono a perseguire un ex presidente insurrezionalista?
Dopo la guerra civile, Jefferson Davis, il presidente degli Stati Confederati, fu processato per tradimento. Quella debacle offre lezioni per i processi che attendono Donald Trump?
Jill Lepore sul New Yorker.
Battaglia sulle parole alla Cop28 sul clima
Dopo lo storico accordo sull’istituzione di un fondo per la compensazione delle perdite e dei danni causati dal riscaldamento globale nei paesi poveri, la prima settimana della conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (Cop28) in corso a Dubai dal 30 novembre ha prodotto altri annunci importanti.
Ma la vera sfida si gioca in queste ore, nella fase finale della conferenza, che si chiude il 12 dicembre, quando bisognerà affrontare anche i molti nodi - anche linguistici - ancora da sciogliere prima di trovare un consenso tra i 195 paesi partecipanti sulla dichiarazione finale.
Gabriele Crescente su Internazionale.
La storia di Elisa Claps: ‘Dove nessuno guarda’, molto più di un altro podcast true crime
La storia di Elisa Claps è quella di una ragazza di sedici anni, studentessa liceale a Potenza, che scompare una domenica mattina del settembre 1993 e che per 17 anni verrà cercata seguendo piste varie e mutevoli, ma mai approfonditamente, nel luogo indicato da principio dai suoi familiari come l'ultimo in cui è stata di sicuro, in compagnia di un soggetto ben preciso. Si tratta della chiesa della Santissima Trinità, nel centro storico del capoluogo lucano, dove Elisa aveva una sorta di appuntamento con un conoscente, Danilo Restivo.
Il lavoro di Pablo Trincia coadiuvato da quello di Alessia Rafanelli e Riccardo Spagnoli, con il supporto redazionale di Eleonora Numico, la sigla, le musiche e il sound design di Michele Boreggi, riesce a tenere insieme il filo degli eventi con una narrazione sincronica degli ambiti in cui prendono forma, alla ricerca di voci e testimonianze. È così che il “caso Claps”, da storia di cronaca nera con colpi di scena da film e un mostro assassino seriale, diventa la storia di una città che potrebbe essere la nostra, di una società di cui facciamo parte e di un potere che, a volte, fingiamo di non conoscere e non aver mai visto agire, ma che pure sappiamo vivo e capace di muovere e tirare fili a vantaggio di chi opera là, proprio Dove nessuno guarda.
Ne parla Raffaella R. Ferré su Valigia Blu.
Le insidie del premierato
La presentazione del ddl di revisione costituzionale recante “Introduzione dell’elezione diretta del presidente del Consiglio dei ministri e razionalizzazione del rapporto di fiducia” era un evento atteso. Le riforme rappresentano un punto essenziale dell’agenda di governo, come confermato, nei mesi scorsi, dalle ripetute dichiarazioni del ministro Calderoli, determinato a difendere il suo contestato progetto di autonomia differenziata, e della stessa presidente del Consiglio Meloni che, all’indomani della vittoria elettorale, ha affermato che avviare la revisione della Carta costituzionale, in virtù di un presunto mandato popolare, rappresenta per il governo un dovere.
Claudio De Fiore e Michele Della Morte su Rivista Il Mulino.