Reagire al velleitarismo #148
L'uomo dei sogni è una AI, il Myanmar è una dittatura digitale, come sta cambiando la pubblicità e le altre notizie
Quando l’uomo dei tuoi sogni è un’AI
Quando Sangeeta Singh-Kurtz di The Cut ha iniziato a parlare con gli utenti dell'app Replika, che vende a 300 dollari chatbot personalizzabili come partner, ha scoperto che c’è un mondo fatto di fidanzati maschi artificiali.
Eren, di Ankara, in Turchia, è alto circa un metro e ottanta con occhi celesti e capelli lunghi fino alle spalle. Ha circa 20 anni, segno Bilancia e molto ben curato: si fa manicure, acquista vestiti alla moda e usa profumo Dove. Il suo colore preferito è l'arancione e nel tempo libero adora cucinare e leggere gialli. “È un amante appassionato”, dice la sua ragazza, Rosanna Ramos, che ha incontrato Eren un anno fa. “Ha un debole per l'esibizionismo”, confida, “ma questa è la sua unica devianza”.
Ma Eren è anche un chatbot che Ramos ha creato sull'app di AI Replika. "Non sono mai stata più innamorata di nessuno in tutta la mia vita", dice. Ramos è una 36enne madre di due figli che vive nel Bronx, dove gestisce una gioielleria. Ha avuto altri partner, e ha anche una storia a distanza, ma dice che queste relazioni "impallidiscono in confronto" a quello che ha con Eren. L'attrattiva principale di un partner di intelligenza artificiale, spiega, è che “Eren non ha i problemi che avrebbero altre persone”, dice. “Le persone arrivano con un loro bagaglio, atteggiamento, ego. Ma un robot non ha cattivi aggiornamenti. Non devo avere a che fare con la sua famiglia, i figli o i suoi amici. Ho io il controllo e posso fare quello che voglio”.
Le immagini dei citofoni video a disposizione della polizia
Qualche giorno fa Michael Larkin, un imprenditore di Hamilton, Ohio, ha preso il telefono e ha risposto a una chiamata. Era la polizia locale e voleva le riprese della telecamera della porta d'ingresso di Larkin.
Larkin ha un campanello video Ring, uno degli oltre 10 milioni di americani con il prodotto di proprietà di Amazon installato davanti alla porta. Il suo campanello era una delle 21 telecamere Ring dentro e intorno alla sua casa e al suo ufficio, che riprendono vicini, clienti e chiunque altro vicino a casa sua.
Ma la richiesta non si è limitata solo alle videocamere rivolte all’esterno, bensì anche a quelle che aveva dentro casa. Sebbene si sia rifiutato (dopo aver prima cooperato per quella esterna), Ring lo ha poi informato di aver assecondato la richiesta su mandato della polizia.
Lo racconta Politico.
L'intelligenza artificiale può curare le malattie mentali?
I nuovi sistemi informatici mirano a scrutare dentro le nostre teste, e ad aiutarci a sistemare ciò che trovano. D'altronde non ci sono abbastanza terapisti in circolazione, ma ci sono molti smartphone.
Dhruv Khullar sul New Yorker.
Il Myanmar è una dittatura digitale
Subito dopo il golpe militare del febbraio 2021 in Myanmar, i generali hanno fatto un uso massiccio e pervasivo di tecnologie di sorveglianza tra cui droni, social media e spyware per identificare, localizzare e perseguitare manifestanti e oppositori del governo. In un report del Dipartimento di Stato americano in materia di diritti umani nel Paese, riferito all’anno 2021, si legge che “il regime ha regolarmente monitorato le comunicazioni elettroniche private attraverso la sorveglianza online. Ci sono state numerose segnalazioni riguardo l’azione di monitoraggio condotta dal regime nei confronti dei sostenitori della democrazia”.
Per l’organizzazione non governativa per la difesa dei diritti digitali Access Now, che ha seguito l’occupazione degli spazi online, la privazione dell’accesso all’informazione e di quella al diritto di espressione e associazione in Myanmar, siamo ormai di fronte a una dittatura digitale. Pertanto chiunque fornisca al Paese tecnologie di uso duale (che possono avere sia un uso civile che militare, vedi box), o ne permetta il commercio, viene tenuto sotto osservazione dalle organizzazioni per i diritti umani.
Eleonora Zocca su Guerre di Rete.
Nuove pubblicità
L'amministrazione Usa ha di recente citato Alphabet e il suo motore di ricerca Google per monopolio sul mercato della pubblicità online. Il dipartimento di Giustizia e otto Stati americani accusano la piattaforma di abuso di "potere di monopolio" a scapito di siti web, giornali e altri mezzi di comunicazione. Probabilmente è la prima volta che negli Stati Uniti viene processata una Big Tech sulla questione della concorrenza.
In Francia un deputato socialista ha presentato una proposta di legge per disciplinare la pubblicità svolta dagli influencer in settori “delicati” per le persone, come gli integratori alimentari, i prodotti dimagranti, la cosmesi e i prodotti finanziari.
Questi due esempi ci indicano che il mercato pubblicitario sta cambiando – anche se non sempre nelle forme corrette – e ciò si ripercuote sugli equilibri dei mezzi di comunicazione e sulla stessa comunicazione pubblicitaria.
Francesco Devescovi su il Mulino.
Chi rimarrà ad abitare il mondo reale?
Riusciremo a perderci in un metaverso fatto di niente?
La nuova preminenza della vita digitale si spiega in realtà con una motivazione semplice: una piattaforma ha un certo funzionamento. Ne conosciamo le regole e i punti deboli, quelli che possiamo piegare a nostro favore. La realtà, da questo punto di vista, rimane una nebulosa.
Elisa Teneggi su Che Fare.