Reagire al velleitarismo #129
Disinformazione in Russia, Twitter ed Elon Musk, lavoro e post-pandemia, e le altre notizie.
Questa settimana la newsletter arriva eccezionalmente di venerdì, ma vista la concomitanza pasquale mi sono concesso questa licenza :)
Volevo ringraziare i molti che in queste settimane mi hanno in diversi modi manifestato apprezzamento per questo lavoro, sono piccole cose come queste che aiutano a portare avanti il lavoro con continuità. Grazie!
Questa settimana parliamo di:
L'intelligence ucraina ha diffuso le informazioni personali di centinaia di soldati e spie russe
Gli oltre 180 siti che diffondono disinformazione sulla guerra e le narrazioni false più diffuse
Come Putin è diventato ciò che è oggi
La guerra tra Twitter ed Elon Musk
Il senso del lavoro nel post-pandemia
La Difesa comune UE non c’è, il regalo per le lobby invece sì
L'intelligence ucraina ha diffuso le informazioni personali di centinaia di soldati e spie russe
La pubblicazione dell'enorme quantità di dati online si affianca all'azione degli hacktivisti e potrebbe rivelarsi utile durante e dopo il conflitto, ma rientra in una zona grigia.
Matt Burgess su Wired Italia.
Gli oltre 180 siti che diffondono disinformazione sulla guerra e le narrazioni false più diffuse
Le false narrazioni sull’Ucraina, molte delle quali promosse dagli apparati di propaganda del Cremlino, circolavano online già mesi prima che le forze russe invadessero il Paese il 24 febbraio 2022. Dalle affermazioni false riguardanti un presunto genocidio perpetrato dall’Ucraina nei confronti dei suoi abitanti di lingua russa, fino all’idea che l’ideologia nazista sia radicata nella leadership politica del Paese: queste sono solo alcune delle narrative utilizzate per giustificare l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.
Mano a mano che il sostegno internazionale al governo ucraino è cresciuto, Kyiv ha cominciato a utilizzare piattaforme di social media e app di messaggistica per contrastare la macchina della disinformazione del Cremlino. Allo stesso tempo, però, si è diffuso online un flusso sempre maggiore di disinformazione anti-russa. Alcuni siti filo-ucraini e decine di utenti di social media hanno condiviso post contenenti informazioni false sulla guerra, dalle immagini manipolate del leggendario “Ghost of Kyiv” a video fuorvianti di presunti attacchi russi.
Il lungo report del monitoraggio di NewsGuard.
Come Putin è diventato ciò che è oggi
Ripercorrere l’arco temporale di ventidue anni che ha plasmato Vladimir Putin da statista a tiranno. Un grande ritratto.
Roger Cohen sul New York Times.
La guerra tra Twitter ed Elon Musk
Nove giorni fa, il CEO di Twitter Parag Agrawal stava allegramente annunciando che la piattaforma di social media era "entusiasta" di accogliere Elon Musk nel suo consiglio di amministrazione, dicendo in un tweet che credeva che il CEO di Tesla e SpaceX avrebbe "portato un grande valore" all'azienda.
Ma giovedì Musk ha rivelato (in un tweet, naturalmente) di aver presentato un'offerta pubblica di acquisto per tutta l’azienda con una valutazione di $ 43 miliardi.
Il racconto di Maxwell Strachan su Motherboard.
“La libertà d’espressione è un valore fondamentale, e Musk ha ragione quando dice che i social network hanno un potere enorme di cui non rispondono a nessuno”, scrive il mensile statunitense The Atlantic. “Ma se pensate che rendendo questa ‘piazza pubblica’ un’azienda non quotata e prendendone il controllo Musk in qualche modo rafforzerà la libertà d’espressione e proteggerà la democrazia, resterete delusi”.
Il senso del lavoro nel post-pandemia
C'è evidentemente un problema post-pandemico di gente che non ne vuole più sapere di tornare a lavorare all'interno delle strutture sociali precedenti, vere e proprie gabbie. C'è anche l'ingenuità delle nuove generazioni, che cercano disperatamente di dare un senso alla loro vita. C'è la consapevolezza che lavori come quello dello sviluppatore richiedono approcci diversi al modo di lavorare tradizionale.
Anche Rest Of World spiega come due anni di homeworking abbiano cambiato radicalmente il mondo del lavoro.
La Difesa comune UE non c’è, il regalo per le lobby invece sì
La forza dell’Unione da 5mila uomini sarà (forse) pronta nel 2025, intanto si corre a comprare sistemi d’arma (senza alcuna trasparenza): godono solo i big del settore.
Maria Maggiore su Investigate Europe.