Reagire al velleitarismo #127
Una rassegna nella rassegna sull'Ucraina. Inoltre, teorie del complotto, AI e libertà di espressione.
Dopo una breve pausa, torna la newsletter che - invitabilmente - è molto focalizzata su quanto sta accadendo in Ucraina.
Parliamo inoltre di:
Il data mining rivela come le teorie del complotto si diffondono su Facebook
Anche in Italia il Garante della privacy blocca la più controversa startup di riconoscimento facciale al mondo
L’America ha un problema di libertà di espressione
Le cose che ho letto sulla guerra in Ucraina
Dare conto della mole di articoli, analisi, editoriali, riflessioni su quanto sta accadendo in Ucraina è ovviamente un’impresa improba. Segnalo qui di seguito alcune tra le cose più interessanti che ho letto, in particolare su ciò che è legato alla rete, alla cyberwar, all’informazione e alla disinformazione.
La debolezza del despota
Un’intervista con Stephen Kotkin, uno dei più importanti studiosi di storia russa, biografo di Stalin e docente a Princeton: smonta l’argomentazione “è colpa dell’allargamento a est della NATO”; spiega le ambizioni e le vulnerabilità dell’autoritarismo di Putin come la debolezza di avere una cerchia ristretta composta da uomini non troppo intelligenti; racconta come la frustrazione costante del confronto con l’Occidente sia iniziata secoli addietro; fornisce alcune definizioni preziose su cosa significhi “Occidente” oggi e perché la sua forza risieda nelle libertà di cui godiamo ogni giorno, e di come la sua ritrovata compattezza abbia stupito non solo Putin, ma anche Xi Jinping. Un’analisi magnifica e completa.
David Remnick sul New Yorker.
Putin ha bisogno di una via d’uscita
La domanda, per i leader mondiali, è come assicurarsi che il presidente russo sia sconfitto e, allo stesso tempo, possa imboccare una via d’uscita dalla crisi. Senza mai dimenticare di cosa si è reso responsabile.
Un articolo pubblicato su The Atlantic tradotto per Internazionale.
Male State: l’hate group online russo che sostiene la guerra di Putin
Sono stati banditi e segnalati come estremisti da un tribunale russo nell'ottobre 2021. Ma Male State - la banda online di razzisti, omofobi e misogini su cui Bellingcat ha indagato l'anno scorso - ha mantenuto un seguito significativo ed è riuscita a diventare un grande sostenitore online dell’invasione in Ucraina.
Mentre il presidente russo Vladimir Putin ha affermato che uno degli obiettivi principali dell'azione militare del suo paese è la "denazificazione" dell'Ucraina, vili post antisemiti e richieste di esecuzione dei leader ucraini sono una caratteristica regolare dei canali di Male State.
Le decine di migliaia di membri di Male State combattono contro tutto ciò che percepiscono come una minaccia per la Russia. Nascondono il loro odio in un'ideologia di estrema destra che chiamano "patriarcato nazionale", il tutto sotto la guida informale di un personaggio deprecabile di nome Vladislav Pozdnyakov.
La Russia sta mentendo sulle prove dei laboratori di armi biologiche in Ucraina, affermano i biologi russi
Nonostante i grandi rischi per la propria incolumità, 10 biologi russi, compresi i ricercatori che sono ancora in Russia, hanno pubblicamente accusato il governo russo di mentire sul fatto di avere la prova che le armi biologiche venivano sviluppate nei laboratori ucraini finanziati dagli Stati Uniti.
Secondo i biologi, i documenti presentati al pubblico la scorsa settimana dal ministero della Difesa russo su presunti "laboratori di armi biologiche" sono prove relativamente innocue di agenti patogeni utilizzati per la ricerca sulla salute pubblica. La revisione completa dei documenti ha assunto nuova importanza mercoledì, poiché il presidente Vladimir Putin ha citato l'immaginaria minaccia di armi di distruzione di massa vicino ai confini della Russia come giustificazione per l'invasione dell'Ucraina.
Robert Mackey su The Intercept.
Ascesa della Z pro-Russia: il conflitto simbolico nell’era dei social
Cresce una campagna organizzata di propaganda pro-Russia che è evoluta, in particolare dopo la chiusura delle principali piattaforme social nel Paese, in una sorta di movimento Z nazionalista. E affiora anche in Italia. Lo scontro della propaganda non ha confini.Giovanni Boccia Artieri su Agenda Digitale.
La guerra cibernetica è arrivata tra noi, è in corso e vedrà un’escalation
"La guerra informatica sta arrivando!"
Sentiamo questa affermazione da anni, siamo stati avvertiti a più riprese che il prossimo grande confronto militare potrebbe iniziare con un attacco informatico lampo: interruzioni di corrente nelle principali città, controllo del traffico aereo in tilt, jet da combattimento in blocco.
Quando la Russia ha iniziato ad accumulare circa 100.000 soldati lungo i suoi confini occidentali e meridionali, l'Ucraina sembrava essere lo spazio di battaglia ideale per uno scenario così apocalittico. Il Paese ha già assistito ad alcuni degli attacchi informatici più sfacciati, astuti e costosi della storia negli ultimi otto anni: hack e interferenze elettorali nel 2014 quando la Russia ha annesso la Crimea, ha causato in remoto blackout nel 2015, devastanti attacchi ransomware nel 2017.
Nel 2022 è arrivata la guerra, ma apparentemente senza l'apocalisse cibernetica e le ondate di violenti attacchi digitali che ci aspettavamo. "Gli attacchi informatici all'Ucraina sono evidenti per la loro assenza", titolava The Economist una settimana dopo l'inizio della guerra.
Tali affermazioni, tuttavia, sono state improvvide. La guerra informatica è arrivata, è in corso e molto probabilmente si intensificherà. Ma il confronto digitale si svolge nell'ombra, tanto poco appariscente quanto insidioso.
Il data mining rivela come le teorie del complotto si diffondono su Facebook
Alcune persone sono più suscettibili alle teorie del complotto rispetto ad altre, affermano gli scienziati sociali computazionali che hanno studiato come la disinformazione supera la "barriera della credulità" su Facebook.
Un’analisi di MIT Technology Review che parte da un post pubblicato su una pagina satirica italiana.
Anche in Italia il Garante della privacy blocca la più controversa startup di riconoscimento facciale al mondo
L'Autorità multa Clearview AI con una sanzione da 20 milioni di euro e il divieto di raccogliere foto di persone italiane e cancellare quelli esistenti. Ad accendere il faro sulla società anche l'inchiesta condotta da Wired Italia.
L’America ha un problema di libertà di espressione
Nonostante tutta la tolleranza e la razionalità rivendicate dalla società moderna, gli americani stanno perdendo il controllo di un diritto fondamentale come cittadini di un paese libero: il diritto di esprimere la propria opinione e di esprimere le proprie opinioni in pubblico senza paura di essere attaccati o emarginati.Questo silenziamento sociale, questa depluralizzazione dell'America è evidente da anni, ma affrontarlo suscita ancora più paura. Come è successo? Fondamentalmente perché sinistra e destra sono intrappolate in un ciclo distruttivo di condanna e recriminazione intorno alla cosiddetta cancel culture.
Una riflessione pubblicata sul New York Times.