Reagire al velleitarismo #126
Anonymous dichiara guerra a Putin, chi c'è dietro Qanon, sorveglianza in America Latina e le altre notizie.
Questa settimana parliamo di:
I segnali ignorati della strategia di Putin
Anonymous ha dichiarato guerra a Putin
Le nuove istituzioni totali
Chi c’è dietro Qanon
Le principali società di sorveglianza stanno donando tecnologie in America Latina
Siamo in grado di riconoscere una faccia creata da un deepfake?
I segnali ignorati della strategia di Putin
In Occidente molti sembrano non aver compreso quale sia, da anni, la vera strategia di Putin. Ora dovrebbe essere evidente: ed è ora di abbandonare una volta per tutte l’ottica degli anni Settanta-Novanta del secolo scorso. Marcello Flores su Rivista Il Mulino.
Sempre su Il Mulino Alfio Mastropaolo ci dice che dopo essersi (ed esserci) illusi che la democrazia avrebbe riallineato anche l’ex Unione Sovietica, la si è abbandonata alla sua sorte, lucrando sulle sue debolezze. Difficile stupirsi ora di uno Stato-racket indifferente alla sofferenza dei popoli.
Anonymous ha dichiarato guerra a Putin
L’Ucraina chiede aiuto agli hacker, Anonymous risponde. Le operazioni di cyber attivismo prendono di mira televisioni e stampa russa. In un video diffuso su Twitter, gli hacker avvertono Putin: “I tuoi segreti potrebbero non essere più al sicuro”.
Raffaele Angius su Wired Italia.
Oltre ad Anonymous, si è schierato con l’Ucraina anche un altro gruppo di hacktivisti/vigilantes noto come GhostSecurity, in passato attivo contro l’Isis.
Le nuove istituzioni totali
Sfruttando l’intelligenza informatica e l'estrazione digitale società come Google o Facebook hanno creato un nuovo habitat in cui l’azione umana, anche quando si auto percepisce come volontaria, risulta sempre più conforme a quanto previsto.
Francesco Abbate su Jacobin Italia.
Chi c’è dietro Qanon
Utilizzando il machine learning, team separati di computer scientist hanno identificato gli stessi due uomini come probabili autori di messaggi che hanno alimentato la fantasia complottista globale.
David D. Kirkpatrick sul New York Times e Tommaso Meo su Wired.
Le principali società di sorveglianza stanno donando tecnologie in America Latina
Un nuovo rapporto dell'organizzazione per i diritti digitali Access Now è uno spaccato completo su come le aziende straniere, principalmente da Cina e Israele, stanno guidando l'aumento della domanda di tecnologia di sorveglianza in America Latina negli ultimi dieci anni, anche offrendo apparecchiature e software a prezzi scontati o, a volte, regalandole.
Nonostante la storia ben documentata di abusi da parte del governo e delle aziende, la rapida espansione della tecnologia di sorveglianza non ha incontrato molta resistenza popolare in Argentina, Brasile ed Ecuador, i paesi evidenziati nel rapporto. Il più delle volte, la sorveglianza è un punto di orgoglio per i politici, annunciata come la base per un futuro più sicuro e accettata dai residenti del Paese.
La storia completa su Rest of World.
Siamo in grado di riconoscere una faccia creata da un deepfake?
Possiamo capire se un volto che vediamo online sia reale, appartenga cioè a una persona esistente, o invece non sia stata sintetizzata da una tecnologia di intelligenza artificiale, quello che si definisce un deepfake?
Secondo uno studio pubblicato sulla rivista scientifica peer-reviewed PNAS, tre esperimenti condotti su alcune centinaia di partecipanti mostrerebbero che le persone tendono a fidarsi di più delle facce finte che di quelle reali. Ai partecipanti è stato chiesto di capire se avevano davanti immagini di persone reali o visi generati artificialmente, e la percentuale di risposte esatte è stata del 48,2. Quando gli è stato chiesto di classificare le foto su una scala di affidabilità percepita, i partecipanti agli esperimenti hanno indicato le foto fake come leggermente più affidabili. Approfondimenti anche su Vice e New Scientist.